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"Ora del Salento", n.7 del 24 febbario 2001 (pag.5)

Una meditazione di don Ugo De Blasi nel settanario in suffragio dei confratelli e delle consorelle nel 1942

Il Rosario corona dell'eternità
Ci conforta la vita, ci rende dolce la morte, ci assicura il passaggio nel Regno di Dio

 

Il rosario ci conforta in vita; ci rende dolce la morte; ci assicura l'eternità.

Ci conforta in vita: i misteri gaudiosi allietano d'intima pace i giorni lunghi o brevi dell'uomo viatore.
Al bimbo che s'annunzia alla vita con lamenti indecifrabili, quasi fosse proprio dell'uomo piangere come nutrirsi e assimilare, il primo mistero ricorda che quel pianto, è stato santificato da Uomo-Dio, fattosi carne nel seno d'una Vergine, a ridonare all'uomo il sorriso.

Quel sorriso di gioia che nella piena del cuore Maria effuse, sulle colline dell'Ebron, magnificando Iddio che in lei aveva fatto grandi cose. E quel sorriso le increspò le labbra sempre, anche quando nello squallore più abietto vide nascere il suo, unigenito come l'ultimo degli uomini [...]

Sorridere sempre anche quando tutto sembra congiurare ai nostri danni, come Maria nel quarto mistero, gaudioso sotto la raffica delle profezie annunziate dal vecchio Simeone.
Sorridere specialmente quando il dolore è causa prossima per ritrovare Gesù in noi, quel Gesù che tante volte perdiamo di vista in mezzo a gioie smodate; quando le prime spine. fanno capolino tra le foglie e dopo un alternarsi più o meno parallelo di gioie e di dolori, di sorriso e di pianto s'annunzia vicino il più grande giorno, che negli annali domestici si classifica come giorno di lutto e in quelli ecclesiastici come giorno natalizio.

Il rosario ci addolcisce la morte.
Come istintivamente e quasi per logica. conseguenza - scorrendo i grani tra le dita - passiamo dai misteri gaudiosi ai dolorosi senza che le labbra perdano la musicalità dell'Ave, senza che il cuore si vuoti della letizia che lo pervade nel pregare Maria, così la corona ci porta, dalle giornate agrodolci all'ultima della vita quasi per mano . Là sul letto divenuto un altare, agonizzerà il fisico, ma l'anima si terrà desta nell'attesa dell'amplesso.

E Maria e Gesù la sosterranno con la loro dolce presenza; stringerà forte il crocifisso, bacerà in lacrime la sua corona, salirà fidente il suo calvario, come Gesù nel quarto mistero doloroso.

E sarà dolce affidare l'anima a Dio in simile compagnia, come S. Giovani Berchmans, il pio chierico, che a ventiquattro anni reclina la testa e muore stringendo al petto il crocifisso, il rosario e il libro delle regole, ripetendo: queste tre cose mi furono carissime in vita, con queste tre cose volentieri io muoio.
E tra le dita di ogni cadavere io vedo sempre avvolto un rosario, quasi lettera di raccomandazione e di presentazione al tribunale di Cristo Giudice, quasi stanco orante, cui il sonno aggravò gli occhi e le labbra rimasero semiaperte mentre ancora una volta tentavano balbettare il saluto dell'Angelo.

E furono cancellati dal libro dei viventi, ma la loro morte non ebbe nulla di ignominoso, perché resa dolce, addirittura spiritualizzata dalla corona di Maria, perché il rosario ci assicura l'eternità: morire infatti per i cristiani non può avere, necessariamente un senso diverso da quello che gli diede Cristo, da quello che ebbe per Cristo

Di questi misteri è fatta o vuol essere fatta la nostra vita, perché la redenzione. annunziata ed iniziata in ciascuno di noi col battesimo culmini anche, per ciascuno di noi nella corona e nella gloria dell'ultimo mistero glorioso.

Fatti forti della promessa indefettibile di Maria ai suoi devoti: chi mi onorerà, conseguirà la vita eterna. E dalla considerazione di questi i misteri confortati in vita, raddolciti in morte, pieni di speranza nell'eternità, scesero nella tomba i figli devoti della Vergine del Rosario. Là nel cimitero, nel luogo benedetto c'è la casa della mamma bella, che culla al canto del rosario i suoi figli e li veglia amorosa perché sian pronti a destarsi al suono delle fatidiche trombe, perché li abbia ad accompagnare al giudizio.

E sotto il manto azzurro della Vergine dorme colui che presso il suo altare tante volte aveva pregato, e pianto, la salma venerata del Parroco buono, che neppur morto ha voluto abbandonare il posto di combattimento.
Giacciono poi al lume dello luci sepolcrali i confratelli, i cavalieri d'onore, irrigiditi nell'attenti dato loro dalla morte a far guardia ai piedi del trono della bianca regina.


Le mamme buone, che in vita vollero riflettere virtù domestiche della Vergine madre, Maria; i papà austeri che portarono con orgoglio il sacco bianco e la mozzetta nera dei confratelli del rosario, che cinsero ai lombi la corona, e sacco, mozzetta e corona fu l'unico fregio, l'unico titolo nobiliare che distinse il loro feretro: aggregati al rosario di Maria.


Poggiando lo sguardo sulle lapidi, ho visto giovani nella verde primavera dei loro anna recisi dalla morte e ho pensato alle rose che una mano gentile coglie tra le aiuole per ornarne l'altare: è un diritto di Dio, quella della vita e della morte, e nell'esercizio di questo diritto nessuna crudeltà: non ha scritto forse il reale salmista "afferentur Regi..."
Regina di giovinezze è Maria, e di fervide giovinezze circonda il suo trono.

Ho visto un doppio ordine di loculi, sulle cui lastre occhieggiano visi sorridenti di bimbi - come il sole mattiniero sui vetri ancora chiusi - e ho richiamato alla mente: "aram sub ipsam simpIices, Palmax et coronis Iuditis". Festa intorno alla Madonna anche tra le gramaglie mortuarie.
E dalla considerazione di questi misteri, confortati in vita, raddolciti in morte, rassicurati dell'eternità, scenderemo anche noi nella pace del sepolcro.

Dopo averci condotto per l'erte, averci ritirato dai precipizi, la corona ci ricongiungerà agli altri che ci precedettero. La più umile delle nostre cose, la
nostra più vera ricchezza, sarà l'unica che non ci lascerà, l'unica che verrà
con noi, sottoterra, quando tutte le altre cose ci lasceranno e due braccia di
terra in prestito saranno tutto il nostro mondo.

Altri ce l'avvolgerà alle mani, l'inserirà fra le nostre dita quando l'ultimo gelo agghiandirá il nostro corpo, impietrirà le nostre congiunture. Così con quella e con quella soltanto scenderemo nella tomba, giaceremo con quelli che dissero come noi, prima di noi o insieme con noi, il rosario. E ci parrà di dirlo ancora, di ripassare sui grani i misteri della vita, della morte e della risurrezione, mentre il te tempo avvicenderà le sue stagioni, sopra di noi, prendendo ogni giorno più del nostro corpo per ritornarlo nella polvere. Legherà le nostre falanghi [...] e noi seguiteremo a dirlo il rosario, a misurare sui misteri il tempo che non potremo più misurare a giri di sole, mentre il gran pellegrino continuerà il viaggio.

Così possa trovarmi... Così possa essere tradotto al tribunale... Così la corona della mia vita, la corona della mia morte, possa divenire la corona della mia eternità.
0 corona del Rosario della Madre mia, ti stringo al petto e ti bacio con venerazione. Tu sei la via per raggiungere ogni virtù; il tesoro dei meriti per il paradiso; il segno della mia predestinazione; la catena forte che costringe .il nemico, sorgente di pace a chi ti onora in vita; auspicio di vittoria a chi ti bacia in morte.

In quell'ora estrema io ti aspetto o Madre: il tuo apparire sarà il segnale della mia salvezza; il tuo rosario mi aprirà


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