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"Ora del Salento", n.4 del 3 febbraio 2001 (pag.5)

 

I ricordi di un amico

Il suo destino era in mezzo ai giovani

Testimoni


Nell'estate del 1941, quando iniziai a frequentare l'Associazione di Azione Cattolica "Mons. L. Zola" nella parrocchia di San Giovanni Battista al Rosario, incontrai don Ugo che, in quei giorni, era stato ordinato sacerdote. Da quell'estate fino al giorno della sua morte, sono stato uno dei laici che ebbero la grande grazia di usufruire della sua fraterna amicizia, della sua paternità spirituale, dei suoi insegnamenti. Che la sua vita sia stata un "programma di santità" ne erano convinti, quanti l'avevano conosciuto, fin dalle celebraioni delle sue esequie nella Chiesa dal Rosario.

E' motivo di grande gioia e tutti rendiamo grazie a Dio nel constatare che, a 19 anni di distanza dalla sua dipartita, è stato preso in considerazione dalla Chiesa universale quanto la Chiesa di Lecce aveva già percepito da tempo, per cui il prossimo 6 febbraio si insedierà solennemente il Tribunale ecclesiastico al quale è affidata la "Causa di Canonizzazione".

Egli attuò nella sua vita quanto aveva sognato: "un sacerdozio utile a quanti accostava, ma scevro di ufficialità". Infaticabile fu la sua opera, radicata nell'umiltà, condotta nell'obbedienza, svolta nel silenzio e con grande riserbo. Gli elogi non lo esaltavano; soffriva in silenzio quando subiva mortificazioni ingiustificate, senza mai reagire con giudizi che potessero essere offensivi, o con parole di risentimento.

Ai giovani che non hanno conosciuto don Ugo ed in particolare ai giovani che militano nell'Azione Cattolica, vorrei rivolgere l'esortazione a non considerarlo un estraneo, ma loro migliore amico perché essi continuano ad essere sempre i suoi privilegiati; ricordo loro che fin dai primi anni del suo sacerdozio egli sentì in modo particalore che "il suo destino era in mezzo ai giovani": così è stato e continuerà ad esserlo.

Ai giovani chiedeva una solida spiritualità unitamente ad un forte impegno e ad una coerenza per una concreta attività, perché la formazione religiosa di un cristiano non può essere disgiunta da un comportamento coerente e responsabile nella vita.
Sono convinto che continuerà ad avere cura di loro come la ebbe verso quelli che lo hanno conosciuto.

Egli come "Assistente", fu l'anima della vita associativa; la sua presenza non poneva limiti alla laicità dell'Azione Cattolica, ma aiutò i laici ad essere in modo autentico ed esemplare.

Fu maestro, educatore, guida sicura e ripeto, soprattutto amico. Mirava a far comprendere che l'impegno apostolico deve continuamente qualificarsi e rinnovarsi attraverso l'ascolto della Parola di Dio, la preghiera individuale e liturgica, la comunione con Cristo principio ed alimento per la testimonianza.

Non secondaria doveva essere la devozione verso la Vergine Madre, la strada più sicura per arrivare al cuore di Dio; per Mariam ad Iesum e per Iesum ad Deum.

In questi momenti di gioia, oltre a ringraziare ed a continuare a pregare il Signore, penso che sia importante anche cogliere l'occasione - soprattutto per i laici che sono stati a lui vicini o per avere collaborato nel campo dell'apostolato o per averlo avvicinato per confidare i propri problemi; nella gioia e nella sofferenza - per chiedersi quanto è rimasto, in ciascuno, del suo insegnamento e dei suoi consigli, quanto sono stati capaci di trasfondere nelle proprie famiglie, quanto hanno portato nell'esercizio della propria professione e nella società in genere.

Luigi Toni


 

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