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Omelia dell'Arcivescovo

pronunciata il 6 Febbraio 2001

Ricordando con gioia mons. Ugo De Blasi dopo 19 anni dalla sua morte, oggi abbiamo potuto, con la grazia di Dio, aprire il processo che se il Signore vorrà, quando i tempi saranno maturi, potrà portare alla venerabilità e alla beatificazione. E' un momento di grazia questo, solenne e benedetto da Dio, e mentre un nostro sacerdote, don Cesare Lodeserto, viene ad essere oggetto di inqualificabili minacce per la sua eroica testimonianza di carità, in questo stesso giorno il Signore concede la grazia di vedere un nostro sacerdote avviarsi verso la gloria degli altari. Siamo qui a ricordare questo servo di Dio e a rafforzare la nostra fede in Cristo sommo ed eterno sacerdote.


Viviamo una giornata storica, una giornata lungamente attesa dai molti discepoli e ammiratori di don Ugo De Blasi, una giornata che ha richiesto molti passaggi, moltissima riflessione e prolungata preghiera; non bastavano certamente le molte petizioni e i molti documenti inviati, e neppure la mia personale conoscenza nel periodo in cui lui era vicario generale ed io giovane segretario aggiunto della Conferenza Episcopale pugliese. Occorreva molta meditazione e molta preghiera ma il Signore mi ha guidato, mi ha fatto ritenere giunto il momento perchè sul finire dell'Anno Santo si aprisse come primo frutto giubilare questo processo canonico che riguarda la santità di un sacerdote.
Questa cospicua presenza di sacerdoti giovani e meno giovani, in questo momento non sta soltanto ad indicare la stima per don Ugo De Blasi, ma anche e soprattutto l'adesione alla santità sacerdotale che questa sera continua ad essere messa in luce dopo che già lo era stata per il beato Filippo Smaldone, sacerdote diocesano, canonico della cattedrale, penitenziere come era don Ugo De Blasi.

Nel firmare la lettera apostolica a conclusione del grande giubileo all'inizio del nuovo millennio il Santo Padre ha indicato come meta per la Chiesa universale la santità; io stesso da alcune settimane sto scrivendo e meditando sulla prossima breve lettera pastorale che ho scelto proprio sul tema della santità, e ho riservato alla giornata di oggi la breve pagina sulla santità sacerdotale convinto come sono che senza la santità del clero anche la santità dei fedeli diventa più difficile e più precaria. Ecco perchè i primi ad esultare per questo evento siamo noi sacerdoti e diaconi, ed io vescovo e pastore chiamato ad essere per voi segno visibile di santità sono convinto che don Ugo De Blasi, che già invochiamo privatamente come servo di Dio, guida il cammino di santità dei nostri sacerdoti e affido a ciascuno di voi e a tutto il popolo di Dio che è nella chiesa di Lecce l'invito a pregare quotidianamente per la santità del vescovo e dei sacerdoti ma soprattuto perchè questa santità venga anche condivisa da nuove schiere di giovani.

Nel segreto del mio cuore, mentre mi determinavo con l'incoraggiamento della Santa Sede ad avviare questo processo, c'era infatti la speranza che la causa di beatificazione di don Ugo De Blasi potesse portare anche ad una rinascita nelle vocazioni sacerdotali e religiose, un maggiore splendore di carità, maggiori adesioni e maggiore amore al nostro seminario diocesano.

Vedendo tanti ragazzi, soprattutto di azione cattolica, per i quali don Ugo De Blasi ha tanto lavorato e pregato, maestro di spiritualità laicale, io penso che questa causa dovrà suscitare un nuovo cammino di santità oltre che nei suoi confratelli soprattutto nel grande laicato per il quale la chiamata alla santità non è facoltativa ma è parte integrante della vocazione battesimale. Nella Christifideles laici, riecheggiando la Lumen gentium e il Decreto sull'apostolato dei laici, Giovanni Paolo II ha ribadito che i fedeli laici sono chiamati alla santità non meno che i religiosi e i chierici spiegando che la loro santità deve esercitarsi nella santificazione della famiglia, della professione, delle realtà quotidiane. L'azione cattolica, sempre nel cuore di don Ugo De Blasi, è stata una delle spinte più grosse che ha portato all'introduzione di questo processo.

Riceviamo insomma da questo evento una forte spinta ad essere santi. Più il tempo passa, più avanzano gli anni, l' esperienza e le responsabiltà del mio ormai lungo ministero episcopale, più mi convinco che nulla serve all'infuori della santità e la ricerca della santità per un vescovo o per un prete, per un religioso o un fedele laico, è l'unica dimensione spirituale che ci consente di immergerci in Dio e valicare le leggi del tempo e dello spazio. Io spero che la prossima lettera pastorale possa costituire alla luce di questo evento una spinta considerevole affinchè le nostre comunità parrochiali diventino scuole di santi.

L'evento di oggi è più di un segno: è una speranza e un dono di Dio; è il dono che Dio fa alla santa Chiesa di Lecce.


 

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