cosa vuol dire? Ora serve il miracolo per la beatificazione

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articolo ripreso da portalecce
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La notizia della pubblicazione del Decreto di Venerabilità per il Servo di Dio Ugo De Blasi firmato da Papa Francesco su proposta del “nostro don Marcello”, il card. Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei Santi ha colmato di gioia l’intera comunità diocesana con in testa il suo pastore, l’arcivescovo Michele Seccia.

 

 

 

 

Ma ha dato anche l’occasione per riflettere sui germi di santità disseminati dal Padre di ogni dono lungo la storia nella Chiesa di Lecce attraverso la testimonianza di uomini e donne che hanno preso sul serio il vangelo, crescendo nella confidenza e facendone il prontuario assoluto di ogni gesto, di ogni parola, di ogni passo lungo l’arco della loro vita.

Scriveva il vescovo Fernando Filograna (postulatore della causa diocesana dal 2001 e fino alla sua nomina a pastore della Chiesa di Nardò-Gallipoli nel 2013, quando poi cedette il ruolo – per volontà dell’arcivescovo Domenico D’Ambrosio – a don Pierino Liquori) in occasione del centenario della nascita di don Ugo nel 2018: “Don Ugo non ha scritto libri per poterne leggere il pensiero, ma ha lasciato tracce nel cuore delle persone”. Di tante persone che hanno avuto la gioia e la grazia di conoscerlo e frequentarlo.

Tra loro, più di tutte, Lilia Fiorillo. Diremmo oggi, ma nel massimo rispetto, la prima grande fan di don Ugo. Donna di fede, docente di filosofia, sempre al servizio della Chiesa diocesana da laica impegnata in Azione cattolica. Ma, soprattutto, ‘figlia spirituale’ di don Ugo De Blasi, per il quale – dopo la morte del Servo di Dio avvenuta il 6 febbraio 1982 – ha donato ogni istante della sua vita al Signore lavorando alacremente per raccogliere documenti e testimonianze utili per l’apertura del processo diocesano.

“E quasi come segno della provvidenza – scriveva Portalecce il 20 febbraio 2020 nel giorno della morte di Lilia – ha chiuso gli occhi a lavoro terminato. Pochi giorni fa, infatti, nel giorno del 38° anniversario della morte di don Ugo, al quale per la prima volta, a causa delle sue gravi condizioni di salute non ha potuto partecipare, è stata presentata la Positio, che nei presto sarà presentata alla Congregazione (oggi Dicastero, ndr) per le cause dei santi per essere esaminata al fine di avviare l’iter verso la beatificazione”.

Lo scorso 9 maggio, il card. Semeraro nella basilica del Rosario – dove riposano le spoglie mortali del Venerabile Ugo De Blasi -, aveva in qualche modo preannunciato il frutto di così tanto impegno e sacrificio di Lilia: il prefetto volle condividere in quel giorno, festa della Madonna del Rosario, sul cui altare don Ugo lasciò questa terra quarant’anni fa, il parere favorevole che la commissione teologica aveva dato circa la proclamazione della venerabilità del sacerdote leccese. E che occorreva attendere il giudizio dei cardinali e dei vescovi membri dell’assemblea ordinaria del Dicastero e, per ultimo, la indispensabile volontà del Santo Padre. Così è stato.

Diceva don Ugo parlando dei sacerdoti che a lui erano particolarmente cari: “Il nostro cuore dovrebbe avere tante pulsazioni amorose quanti sono i suoi battiti vitali” e ancora, occorre “essere ostia di Gesù sacerdote anzicchè sacerdote di Gesù ostia”. E l’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, nell’omelia di apertura del processo diocesano il 6 febbraio 2001 aveva colto in lui questa sua predilezione: “I primi ad esultare per questo evento siamo noi sacerdoti e diaconi, ed io vescovo e pastore chiamato ad essere per voi segno visibile di santità sono convinto che don Ugo De Blasi, che già invochiamo privatamente come Servo di Dio, guida il cammino di santità dei nostri sacerdoti e affido a ciascuno di voi e a tutto il popolo di Dio che è nella Chiesa di Lecce l’invito a pregare quotidianamente per la santità del vescovo e dei sacerdoti ma soprattutto perché questa santità venga anche condivisa da nuove schiere di giovani”.

Ora don Ugo è Venerabile. Cioè da invocare, da pregare come intercessore presso la Trinità ma, specialmente da imitare in una “santità casalinga”, semplice, serena, spassionata e intrisa di amore per Dio e per i fratelli. Potrà adesso finalmente procedere verso la beatificazione e la successiva canonizzazione dopo il riconoscimento e l’ufficializzazione da parte del Dicastero delle cause dei santi di almeno un miracolo avvenuto grazie alla sua azione e alla sua preghiera di intercessione.

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